Il cementificio di Colacem è un impianto realizzato nel 1953 che produce diverse tipologie di cemento. Nel corso del tempo diverse sono state le associazioni e i gruppi di cittadini che hanno specificato quanto fosse pericoloso l'impianto per una serie di ragioni sanitarie e ambientali. Nel 2016 l’azienda del Gruppo Financo “Colacem” ha avviato l’iter per l’ottenimento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale -comunemente denominata AIA- per la sede produttiva di Galatina, città in provincia di Lecce. L’anno successivo, in occasione di un festival locale e a ridosso della Conferenza dei Servizi prevista per il rinnovo dell’autorizzazione, un gruppo informale di cittadini; numerose associazioni del leccese e gli amministratori di 14 Comuni hanno deciso di unire le forze: l’insieme di queste differenti realtà, in prossimità di un appuntamento amministrativo, ha colto l’occasione per autorganizzarsi, al fine di avere voce in capitolo e maggiori informazioni sul procedimento in atto. Si è così costituito il Coordinamento Civico su Ambiente e Salute della Provincia di Lecce, registrato ufficialmente nei mesi successivi e con l’obiettivo di mettere in campo un’azione integrata tra le istituzioni locali e il privato associazionistico per ottenere una più efficiente risposta ai bisogni urgenti della popolazione sia dal punto di vista sanitario sia sotto il profilo della salvaguardia ambientale[1]. Sul fronte istituzionale anche la Regione Puglia si è espressa in merito al rilascio dell’AIA, ha presentato infatti nel marzo del 2017 una nota scritta [2] indirizzata a: Provincia - in qualità di ente incaricato al rilascio dell'autorizzazione- Consiglio Regionale, Asl di Lecce, Arpa Puglia e Comune di Galatina. Tra le richieste avanzate le principali hanno previsto: - la richiesta degli esiti deposimetrici ad Arpa relativi all'area esterna dello stabilimento; - l’inserimento di campagne di controllo ventoselettive all'esterno dell'impianto; - la valutazioni di impatto emissivo cumulativo con altre sorgenti inquinanti con medesimo dominio di ricaduta di area vasta; - l’inserimento di controlli di radioattività sia ambientale che sui filtri dei camini.
L’azione del Coordinamento Civico è stata quella di tenere informata la popolazione tramite la stampa locale nel corso delle varie fasi del procedimento legale e la componente istituzionale del comitato si è fatta portavoce delle istanze promosse dallo stesso. In un’interrogazione al Senato del 4 ottobre 2017[3] viene ribadita la nocività dell’impianto sotto più punti di vista, prima fra tutti viene citata la graduatoria stilata dalla European environmental agency (EEA) relativa agli impianti a maggior impatto ambientale e sanitario che ha collocato l’azienda al 586° posto su scala europea. Posizione raggiunta a causa delle 584.000 tonnellate di ossido di carbonio annue e 2.420 tonnellate di ossidi di azoto emesse (anche se per quest’ultimi è al 250° posto), con un costo dei danni ambientali e sanitari prodotti che si aggira tra 37 e 67 milioni di euro [4]. Altro punto focale su cui si è concentrata l’interrogazione sono i danni precoci al DNA nei bambini di Galatina, testimoniati dallo studio IMP.AIR sull’impatto della qualità dell’aria. Lo studio è stato portato avanti dall’Università del Salento, come estensione dello studio europeo MAPEC “Monitoring air pollution effects on children” ed ha dimostrato come nel 42% dei bambini esaminati sono stati riscontrati micronuclei, indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor, un valore raddoppiato rispetto a quello riscontrato nella città di Lecce [5]. In questo contesto anche il ruolo di ARPA Puglia viene passato in rassegna: secondo alcune dichiarazioni rilasciate durante la Conferenza dei Servizi e pronunciate dal direttore del dipartimento provinciale, l’Agenzia ha messo in atto solo monitoraggi occasionali sulle emissioni dell'impianto e che, in particolare, tali sporadiche attività di monitoraggio sono state eseguite, dando preavviso di 48 ore all'azienda come previsto dalla legge, esclusivamente in un'unica giornata nel 2008 (prima del rinnovo dell'AIA richiesto nel 2009), nel 2010 e in un'unica giornata nel 2014 e nel 2016, anno della scadenza del rinnovo. Alla luce di quanto dichiarato l’attività di monitoraggio è ritenuta inadeguata per la salvaguardia dell'ambiente e della salute umana. Inoltre è ritenuta insufficiente la presenza di un’unica centralina a Galatina che misura solamente la quantità di Pm2.5 ma non di Pm10, agente inquinante generalmente prodotto in grande quantità dai cementifici.
L’azione della Regione è stata rilanciata e rafforzata dal ricorso al TAR avanzato dai comuni di Soleto e Galatina che hanno richiesto integrazioni precise all’autorizzazione, affinchè essa riporti le osservazioni precedentemente fatte dai Comuni, dalla Regione, dalla Asl e da altri enti. Galatina è stata sostenuta nella sua azione dalle amministrazioni di Zollino, Melpignano, Cutrofiano, Sogliano Cavour, Sternatia e Corigliano d’Otranto[6]. Un appello di notevole importanza per la diffusione di conoscenze tra la popolazione è stato quello redatto dai medici dell’ISDE di concerto con altre sigle mediche che hanno deciso di sottoscriverlo. Nel documento, indirizzato ai sindaci dei comuni partecipanti alla Conferenza dei Servizi, ai dirigenti della Sezione AIA della Provincia e alla Asl di Lecce, viene richiesto di subordinare il rilascio dell’AIA alla realizzazione di una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS),nonostante essa non abbia carattere obbligatorio; da effettuarsi secondo linee guida accreditate dall’ISPRA e dal Ministero della Salute e utilizzando un approccio combinato tossicologico ed epidemiologico. Questa valutazione è definita dai Medici per l’Ambiente assolutamente necessaria alla luce degli scarsi sistemi di monitoraggio effettuati fino a quel momento e per la natura stessa dell’impianto [7]. Il recente rapporto dello studio Protos, portato avanti dalla Asl di Lecce e dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa si è occupato di analizzare i fattori di rischio per tumore polmonare in Provincia di Lecce. I dati del Registro Tumori della ASL hanno evidenziato come l’incidenza delle neoplasie polmonari nella popolazione maschile negli anni tra il 2003 e il 2006 abbia superato quella che si registra nelle zone urbane del centro-nord, pur essendo il territorio leccese caratterizzato da una ridotta presenza di insediamenti industriali ad elevato impatto ambientale [8]. (See less) |