La Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’estesa varietà di piante. Nella vite provoca la malattia di Pierce, che ha rappresentato un grave problema per i viticoltori di Stati Uniti e America del Sud. E’ stata scoperta sugli ulivi pugliesi a ottobre del 2013, rendendo la regione Puglia la prima in Europa nella quale sia stato rilevato il batterio [1]. Il paesaggio naturale salentino compreso tra Monopoli, Fasano, Ostuni e Carovigno è costituito da un patrimonio agrario millenario che si estende dalle colline delle Murge fino alla costa. Il territorio ospita la più alta concentrazione di piante millenarie al mondo, che danno corpo al paesaggio agrario arboreo più antico esistente, tante sono le testimonianze storico-culturali, archeologiche ed architettoniche di grande valore [2] Al batterio e al suo insetto vettore è stata fin da subito attribuita l’intera responsabilità del disseccamento degli ulivi nella provincia di Lecce. Questo perchè si è sistematicamente riscontrata una stretta associazione tra la presenza del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa e il Complesso del disseccamento rapido dell'olivo Co.Di.Ro. [3]. La lotta alla diffusione della Xylella è stata regolamentata mediante normative di diverso grado: quella europea, ai sensi della direttiva 2000/29/CE [4] del Consiglio "Direttiva sulla salute delle piante" sulle misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione. Pertanto l'introduzione e la diffusione di questo organismo in tutti gli Stati membri sono state vietate. La direttiva sulla salute delle piante ha imposto obblighi giuridici da rispettare una volta accertata la presenza dell'organismo. Indipendentemente dai sintomi e dalle sottospecie interessate, devono essere prese tutte le misure necessarie per la sua eradicazione o, qualora ciò sia impossibile, per impedirne l'ulteriore diffusione. Misure d'emergenza per combattere questo organismo sono state adottate dall'UE inizialmente nel febbraio 2014 [5] e successivamente perfezionate a luglio dello stesso anno. Sono state introdotte norme più severe nel maggio 2015 sulla base di un'ampia valutazione del rischio fitosanitario dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA)[6]. Da allora, queste misure sono state aggiornate più volte sulla base dei dati scientifici e tecnici disponibili, allo scopo di evitare la diffusione e l’introduzione di questi organismi nocivi nel territorio dell’UE [7]. La normativa europea è stata recepita a livello nazionale [8]e regionale [9], nello specifico la Regione Puglia si è occupata di attivare un Osservatorio fitosanitario permanente sul territorio che monitorasse lo stato di salute delle piante e costituisse un punto di raccordo per vivaisti e agricoltori [10]. L’associazione Spazi Popolari, da anni impegnata sul territorio, ha fin da subito criticato la poca apertura delle istituzioni locali ed europee per aver bruscamente respinto il ricco dibattito scientifico che si era aperto sull’origine del fenomeno. Un dibattito che ne ha identificato le cause in una serie di patogeni in connessione fra loro, in un contesto generale di abbassamento delle difese immunitarie delle piante, degrado dei terreni e inquinamento da pesticidi. Proprio per esprimere tale complessità la malattia venne chiamata Complesso del disseccamento rapido dell’olivo. Spazi Popolari AOR (Agricoltura Organica Rigenerativa) fin dalla sua costituzione ha promosso e valorizzato l’agricoltura rurale e contadina priva dell’utilizzo di pesticidi organizzando diverse iniziative pubbliche e corsi di formazione al fine di tutelare la biodiversità e il paesaggio. Appena il disseccamento degli ulivi si è diffuso nel Salento ha cercato di sollecitare una ricerca allargata a Università ed Enti di ricerca presenti sul territorio nazionale e internazionale e sperimentando in maniera diretta pratiche per curare gli ulivi,praticando disobbedienza civile verso le eradicazioni imposte dalle istituzioni [11]. Nel dibattito, oltre ai movimenti locali sono intervenuti numerosi studiosi, tra cui Pietro Perrino, già Direttore dell’Istituto del Germoplasma del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bari che ha posto in correlazione il largo uso del glifosato, utilizzato per decenni come diserbante per gli uliveti che avrebbe portato a maggiore vulnerabilità delle piante, impoverimento dei suoli e distruzione dell’equilibrio microbiologico [12] Oltre al dottor Perrino si è espresso in merito anche Cristos Xiloyannis, docente dell’Università della Basilicata che ha posto al centro del problema la distruzione dello strato organico dei terreni, dopo decenni di gestione chimica. Numerose analisi effettuate sugli ulivi hanno mostrato infatti l’esistenza di più microrganismi capaci di causare disseccamento impedendo la circolazione della linfa. All’interno dei tronchi sono stati ritrovati di frequente i canali scavati dalle larve del rodilegno, che aprono la strada alle infezioni [13]. Il problema posto da associazioni e studiosi, esperti del settore, ha portato alla luce come non fosse solo la Xylella Fastidiosa la responsabile della cattiva salute delle piante pugliesi e come allo stesso tempo in alcune piante sintomatiche non si riscontrasse la presenza del batterio [14]. Tra le mobilitazioni più significative bisogna ricordare quando il 17 ottobre 2015 [15] un centinaio di proprietari di uliveti e semplici cittadini ha bloccato il taglio di circa 60 alberi messo in atto da parte di un agricoltore di Torchiarolo, in provincia di Brindisi che aveva deciso di adeguarsi alle disposizioni del piano predisposto per l'emergenza Xylella. In quell’occasione i dimostranti hanno impedito i tagli posizionandosi vicino agli alberi. La protesta di contadini, ambientalisti e cittadini ha bloccato i tagli ancor prima che le ruspe giungessero sul luogo e le forze dell’ordine non hanno potuto far altro che verbalizzare l'impossibilità per il proprietario del fondo di mettere in atto le azioni previste dal programma di interventi varato dal commissario straordinario Giuseppe Silletti, che ha previsto indennizzi per ogni albero abbattuto per chi collabora [16][17]
Nel 2018 uno studio dei Medici per l’Ambiente ISDE dopo aver analizzato le pubblicazioni dei patologi ha confermato come il batterio non è stato trovato in tutte le piante con la sintomatologia del disseccamento rapido dell’olivo. In particolare funzionari della Regione hanno fatto campionare l’area interessata, le cosiddette aree focolaio, e hanno osservato che meno del 2% dei campioni conteneva la Xylella.[12] L’anno successivo l’Aiab, associazione italiana per l’agricoltura biologica, e l’ISDE, hanno chiesto un incontro con l’allora ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, per illustrare proposte di modifica al Decreto Xylella. Patrizia Masiello, presidente di Aiab Puglia e Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico di Isde hanno affermato di non negare il ruolo del batterio ma allo stesso tempo hanno ritenuto che la causa del disseccamento non si possa attribuire a un solo elemento, piuttosto alla cattiva gestione dei suoli con ripetuti attacchi fitosanitari. A loro avviso l’uso incontrollato di questi metodi ha contribuito ad aumentare la desertificazione del territorio, già in stato avanzato nel Salento, mettendo a rischio l’economia dell’agroalimentare d’eccellenza e la salute dei cittadini, a partire dagli stessi agricoltori [18].
Un’altra spinosa questione è stata resa nota dal Comitato pugliese per la Salvaguardia dell’Ambiente e del Territorio quando l’olivo di Monopoli, dichiarato infetto dalla rete dei laboratori “Selge”, a cui è stato affidato lo studio sul batterio, che aveva determinato una ridefinizione e un allargamento delle zone di quarantena, poi sequestrato dalla Procura di Bari, è risultato negativo ad analisi successive sulla presenza della Xylella. Gli alberi presenti nei 3,14 ettari contigui sarebbero stati abbattuti su analisi fallaci. Il Comitato ha mostrato le sue perplessità sull’affidabilità dei laboratori incaricati ed ha poi indetto una manifestazione pubblica di protesta e denuncia. L’unica spiegazione ufficiale, fornita dalla Determina 59 dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale del 21 maggio 2019 ha riferito di una “anomalia nella catalogazione del campione”, come ha poi raccontato il comitato a testate nazionali di categoria. [19] Nel 2020, anche per via della pandemia da coronavirus, le associazioni hanno vissuto una fase di smobilitazione nonostante alcuni attivisti abbiano continuato a divulgare la loro esperienza a numerosi mass media, avvalendosi sempre dell’aiuto dei numerosi docenti ed esperti che negli anni hanno contribuito ad una narrazione diversa del problema Xylella. (See less) |