La Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’estesa varietà di piante. Nella vite provoca la malattia di Pierce, che rappresenta un grave problema per i viticoltori di Stati Uniti e America del Sud. E’ stata scoperta sugli ulivi pugliesi a ottobre del 2013 facendo entrare la regione nel triste primato di prima segnalazione del batterio nell'Unione europea. La presenza del batterio negli arbusti provoca ciò che è stato definito il complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO), una grave malattia dell’olivo comparsa pochi anni fa in un’area ristretta vicino Gallipoli. Nel 2013 si è rapidamente diffusa in forma epidemica in un’area di circa 8.000 ha [20]
Da allora la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Germania. Da quella data si sono via via intensificati controlli sul territorio affinché venisse impedita la diffusione del batterio. Numerose specie di insetti sono inoltre ritenuti vettori del batterio e l’ulivo non è l’unica pianta destinato ad ospitarlo, sia di tipo selvatico che di altre tipoligie comunemente presenti nelle coltivazioni [21].
Secondo le più recenti analisi effettuate dall’EFSA - European Food Safety Authority - non esiste ancora un modo per eliminare il batterio da una pianta malata in reali condizioni di campo. In esperimenti recenti è stata valutata l'efficacia di misure di controllo chimico e biologico e i risultati hanno mostrato che esse possono ridurre temporaneamente la gravità della malattia in alcune situazioni, ma non vi sono prove che possano eliminare completamente la xylella in condizioni di campo per lungo periodo.
Il gruppo di esperti scientifici sulla salute dei vegetali ha impiegato diverse tecniche per simulare come il patogeno si diffonda su brevi e lunghe distanze in diverse condizioni. La “modellazione computerizzata” ha evidenziato l'importanza di mettere in atto misure di controllo, come quelle specificate dalla Commissione europea, presenti nella legge del 18 maggio 2015 [22] relativa alle misure per impedire l'introduzione e la diffusione nell'Unione della Xylella fastidiosa, per evitarne ulteriormente la diffusione e anche per eradicare i focolai già in atto [23].
L’Italia nel 2019 è stata condannata per non aver applicato le misure obbligatorie imposte dall’Unione per impedire il diffondersi del batterio, responsabile del disseccamento rapido degli ulivi in Puglia. In merito si è espressa la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dopo aver accolto il ricorso della Commissione Ue contro ritardi e mancanze nelle ispezioni e nell’abbattimento delle piante infette da parte delle autorità nazionali. Si è trattato di una condanna per primo inadempimento, che ha previsto solamente il pagamento delle spese processuali.
La sentenza ha concluso la prima fase della procedura di infrazione che risale al 2015. In particolare le misure di eradicazione Ue hanno previsto azioni di diversa intensità secondo aree delimitate. Possiamo distinguere due differenti zone: una zona infetta, delimitata a nord da una fascia di 20 km e una zona cuscinetto, confinante con la prima, dove la lotta al batterio ha previsto secondo la normativa l'abbattimento anche delle piante sane nel raggio di 100 metri.
Nel 2016 la Corte di Giustizia aveva già dichiarato la validità, sotto il profilo del diritto dell’Unione, di tali misure di eradicazione. [24] [25]
Secondo i ricercatori l’unica metodologia efficace per prevenire la diffusione del batterio è la lotta ai vettori, poiché l’insetto è ancora allo stadio giovanile, vulnerabile, e facilmente localizzato sulle piante spontanee. Le linee guida europee e regionali hanno individuato nel mese di aprile il periodo dell’anno più propizio durante il quale è necessario eliminare la flora spontanea su cui vivono le neanidi, con arature o trinciature per abbattere in maniera sensibile la popolazione giovanile dei vettori presente nei campi e in particolare negli oliveti [10].
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