La centrale termoelettrica ENEL di Porto Tolle è localizzata sull’isola Polesine Camerini alla foce Pila del Po (una delle principali foci del fiume Po), all’interno del Parco Regionale del Delta del Po (istituito nel 1997) e al confine con un’area di Protezione Speciale e con un sito di Importanza Comunitaria [1][2]. La produzione di energia elettrica è avvenuta, nell'arco di circa 35 anni di funzionamento, attraverso la combustione di olio combustibile denso (OCD). Il rifornimento di olio combustibile avveniva principalmente attraverso un oleodotto che lo trasportava dal deposito sito in Ravenna e, in misura ridotta, attraverso lo stoccaggio in autocisterne e bettoline [3]. ENEL ha provato a convertire la stazione che utilizzava olio combustibile in una centrale alimentata a carbone. La centrale elettrica consiste di 4 gruppi di generatori (costruiti tra il 1980 e il 1984) con una capacità di produzione totale di 2.640 MW [4]. La centrale è entrata in servizio progressivamente a partire dal 1980 e fino alla fine degli anni Novanta ha contribuito con una quota del 10% circa della produzione nazionale di Enel [4]. Le principali sostanze inquinanti emesse dalla Centrale erano NOx (ossidi di azoto), SOx (ossidi di zolfo), polveri e metalli pesanti. Le emissioni dì SOx sono state estremamente significative. Basti pensare, per coglierne la rilevanza, che tali emissioni rappresentavano l'11% di tutta la produzione di SO2 (biossido di zolfo) sul piano nazionale [3]. Nei decenni passati ENEL ha presentato diversi progetti per convertire l’impianto. Il 13 Novembre 2001 Enel ha presentato lo studio di impatto ambientale per la conversione in Orimulsion, un combustibile basato sul bitume [5]. Una volta accantonato questo progetto, l’azienda ha lanciato nel 2005 un progetto per l’uso del carbone invece dell’olio combustibile allo scopo di ridurre i costi di produzione dell’energia e di aumentare l’efficienza [3]. In entrambi i casi però, sia con l’orimulsion sia con il carbone, ci sarebbero stati degli impatti ambientali superiori rispetto al caso dell’uso del metano [3]. Associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente, Greenpeace) e il comitato locale di Porto Tolle (Comitato Cittadini Liberi di Porto Tolle) hanno organizzato una forte opposizione contro l’uso del carbone. La conversione a carbone di Porto Tolle avrebbe comportato emissioni annue di CO2 pari a oltre 4 volte quelle di una città come Milano; e emissioni annue di ossidi di zolfo pari a 2,3 volte quelle dell’intero settore trasporti in Italia [6]. Il progetto rappresentava una vera minaccia per l’ambiente, la salute dei cittadini e l’economia dell’area. Dal 2005 la resistenza delle associazioni e dei cittadini locali, che hanno cercato di impedire il processo di conversione della centrale, è andata aumentando (attraverso azioni legali, dimostrazioni, occupazioni) e si è scontrata con azioni di lobbying portate avanti dell'ENEL per promuovere il nuovo progetto “carbone pulito”, che comporterebbe la cattura e lo stoccaggio del carbonio. |