Alla fine dell'800, l'attività estrattiva è diventata ancora più intensa in queste zone della Toscana, ha coinvolto sempre più aree per la “coltivazione” dei cosiddetti agri marmiferi e ha visto un aumento esponenziale della quantità di marmo estratto, anche grazie alla continua evoluzione della tecnologia estrattiva. Conseguentemente a tutto ciò, si sono moltiplicate le aziende – sia locali che estere – interessate ad inserirsi all'interno di questa fiorente economia e delle sue diversificate attività [3][4].
Ma è solamente a partire dagli anni '90 del Novecento che questo territorio diventa particolarmente allettante per i colossi del settore e per le multinazionali, visto che si diffonde un sempre maggiore interesse per le varie tipologie di utilizzo industriale a cui si presta il carbonato di calcio, presente nei detriti prodotti dalla escavazione [5].
Dal punto di vista ambientale, l'aumento dell'attività di estrazione e l'utilizzo di nuove tecniche di lavorazione hanno avuto un impatto devastante sul territorio apuano. Portando alla distruzione del paesaggio e di interi crinali montani; all'instabilità idrogeologica con l'aumento delle alluvioni e, soprattutto, all'inquinamento delle acque – sia superficiali per la presenza della “marmettola” (polvere derivata dal taglio del marmo), sia dell’acquifero a causa della presenza di idrocarburi usati per i macchinari che, in un territorio geologicamente carsico, mette a repentaglio l’approvvigionamento di acqua per gran parte della popolazione [6][7][8].
Anche per questi motivi, nel 1985 è stato istituito il “Parco naturale regionale delle Alpi Apuane”, le cui cave interne e limitrofe, sono sempre state oggetto di disputa politica rispetto alla loro apertura e alla possibilità di utilizzo [9].
Nel 2009, a seguito di un appello lanciato su Facebook dal portavoce, nasce il comitato “Salviamo le Apuane” che inizialmente si sviluppa come un movimento online di proposta di un'economia alternativa per il territorio, intercettando e incanalando un malcontento diffuso rispetto all'economia lapidea. Infatti, negli ultimi anni, questo settore produttivo è stato molto criticato sia perché è diventato sempre più impattante a livello ambientale, sia perché, a causa delle dislocazioni della lavorazione del marmo in paesi con costi di produzione più contenuti, le ricadute economiche di questa attività, a livello locale, non sono più così ingenti [1][10].
Nel periodo successivo alla sua nascita, pur rimanendo volutamente senza una struttura rigida, il comitato si è allargato grazie all'aggregazione di molte persone e varie associazioni ambientaliste e in un incontro avvenuto il 27 giugno 2010, è stato redatto un documento, denominato “Carta delle Apuane”, in cui venivano presentate le linee guida del lavoro portato avanti dal movimento. Le istanze, più che a una questione prettamente ecologica, si concentrano maggiormente sul modello di sviluppo territoriale, ponendo una critica radicale ai sistemi economici e produttivi attuali e ragionando su un'effettiva riconversione che passi da settori meno invasivi, quali l'agricoltura, il turismo e quello enogastronomico [10].
Durante la IX Legislatura Regionale, tra l'aprile 2010 e il giugno 2015, in concomitanza con il percorso di approvazione del nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana del 2014 – che rispetto al settore lapideo, in una prima stesura, prevedeva la chiusura delle cave nelle zone interne al parco – il movimento in difesa delle Apuane si è rafforzato e ha portato alla nascita di un grande “Coordinamento Apuano” che ha raccolto oltre 100.000 firme in una petizione online e organizzato molteplici mobilitazioni [10].
In contrapposizione a queste iniziative e al rafforzamento del movimento in difesa delle Apuane, le imprese coinvolte nel settore estrattivo e la parte di società favorevole all'economia del marmo costituiscono a loro volta un comitato, chiamato “Salviamo le cave e i cavatori” [11], che presenta parecchi ricorsi contro l'approvazione del Piano Paesaggistico regionale [12][13]. Nonostante tutto ciò, dopo un lungo e controverso iter che ha comportato l'apporto di molteplici modifiche, il Piano viene approvato il 27 marzo del 2015 [14][15].
Il 14 Maggio del 2016, il Coordinamento Apuano ha convocato, gli "Stati generali delle Alpi Apuane", un incontro nazionale per progettare un futuro sostenibile per il territorio apuano [16], in cui è stato ribadito il punto di vista del movimento in "Un Manifesto per le Alpi Apuane" [17].
Nel 2017 la distruzione è continuata anche a causa delle infrastrutture di collegamento tra le cave e altri processi di estrazione e lavorazione.
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