Il Mobile User Objective System (MUOS) è un moderno sistema di comunicazione satellitare della marina militare statunitense. Il sistema è composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni terrestri, di cui una a Niscemi, in Sicilia (e le altre in Australia, Stati Uniti e Hawaii), dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Il MUOS è utilizzato per il coordinamento capillare di tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni, aerei senza pilota che saranno allocati anche nella base militare americana di Sigonella, in provincia di Siracusa [1] [2]. Niscemi è stata scelta come sede di una delle 4 stazioni terrestri in quanto sul suo territorio è già presente dal 1991 la base militare americana NRTF-8 (Naval Radio Trasmitter Facility) distante 60 km dalla base militare di Sigonella, operativa già dal 1959, utilizzata dalla marina e dall’aviazione militare statunitensi, dalla NATO e dalla marina italiana. Il progetto iniziale prevedeva l’ubicazione della stazione terrestre presso Sigonella ma venne cambiato per il rischio di interferenze elettromagnetiche con le armi presenti nella base militare. L’installazione oggi si trova all’interno della Riserva Naturale Orientata della Sughereta di Niscemi, la quale è inserita nella rete di Natura 2000 come sito di interesse comunitario (SIC) e dista 6 km dalla città di Niscemi [3] [1] [4]. In Sicilia si trovano numerose basi militari della NATO e degli Stati Uniti per la posizione geopolitica strategica dell’isola all’interno del Mediterraneo e quindi la prossimità con Africa e Medio Oriente [2]. La presenza di infrastrutture militari statunitensi sul territorio italiano è regolata da un trattato bilaterale segreto firmato da Italia e USA nel 1953 [5]. Il procedimento autorizzativo per la nuova struttura è iniziato nel 2005 con l’accordo internazionale tra Italia e Stati Uniti che ha dato il primo via libera all'impianto radar [6]. Il “nulla osta” alla costruzione della stazione è stato poi rilasciato nel corso di una conferenza di servizi svoltasi il 9 settembre 2008 presso l’Assessorato Regionale all’Ambiente. Nulla osta che è stato subito dopo revocato a seguito della consegna al Comune di Niscemi di una relazione tecnica sui possibili impatti negativi dell’impianto sulla flora e la fauna dell’importante area protetta, a firma di tre professionisti siciliani. La relazione aveva bocciato inesorabilmente la documentazione sulla valutazione d’incidenza presentata nell’estate del 2008 dalla US Navy, definendola "discordante, insufficiente e inadeguata”. Nonostante ciò i funzionari dell’Assessorato Regionale hanno nuovamente espresso all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS. Nel frattempo la US Navy, senza attendere pareri ed autorizzazioni locali e regionali, il 19 febbraio 2008, alla presenza del direttore del MUOS, aveva già avviato le opere di movimentazione terra e di predisposizione delle piattaforme per l’impianto. I lavori di edificazione veri e propri iniziarono in maggio e proseguirono nonostante i dubbi circa i rischi ambientali di vari scienziati e accademici e i tentativi dei cittadini e dell’amministrazione comunale di fermare l’avanzamento dei lavori [4] L’anno successivo è nato, infatti, il primo comitato No MUOS in reazione alle preoccupazioni della popolazione locale relative ai rischi per la salute e per l’ambiente provocati dalle emissioni di onde elettromagnetiche. Dal 2012 le proteste da parte del movimento No MUOS sono aumentate progressivamente con manifestazioni, picchetti vicino la base militare, pressione sulle autorità locali e nazionali per la verifica dei rischi su ambiente e popolazione, azioni legali contro la legittimità del processo di autorizzazione per la nuova installazione [1]. La prima azione coatta contro l’istallazione MUOS è arrivata a ottobre del 2012 quando la Procura della Repubblica di Caltagirone ha messo i sigilli al cantiere della stazione per ipotizzati reati ambientali; tuttavia i lavori di costruzione sono iniziati nuovamente dopo 20 giorni per decisione del Tribunale del riesame di Catania [1]. Agli inizi del 2013 il Governo Regionale guidato dal nuovo Presidente Rosario Crocetta ha dato mandato all’Assessore all’Ambiente e al Territorio di revocare le autorizzazioni concesse per la stazione MUOS per dimostrati rischi sulla salute [7]. È iniziato così uno scontro tra il governo Nazionale e il Ministero della Difesa da una parte e la Regione Sicilia dall’altra che a marzo del 2013 ha visto le parti accordarsi per affidare all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) un’analisi approfondita di valutazione dell’impatto delle emissioni elettromagnetiche sull’ambiente e sulla salute della popolazione. Nel frattempo il Ministero della Difesa Italiano ha impugnato presso il TAR di Palermo la decisione della Regione Sicilia di revocare le autorizzazioni chiedendo peraltro alla Regione il risarcimento di un danno patrimoniale pari a 25 mila euro al giorno con decorrenza dal 29 marzo 2013, e di un ulteriore danno da quantificare successivamente perché i provvedimenti di revoca delle autorizzazioni per il Muos "incidono negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America e Nato" [8]. Durante lo stesso periodo il TAR di Palermo ha richiesto un nuovo studio all’Università La Sapienza per verificare l’attendibilità degli studi sulle criticità sociosanitarie del MUOS effettuati negli anni precedenti. La Relazione finale ha messo in evidenza che "L'indagine di conformità con finalità di approvazione per gli effetti ambientali elettromagnetici dell'installazione del sistema Muos, descritta nel rapporto finale del Nwsc (Space and Naval Warfare System Center) è priva di rigore e completezza necessari a garantire la validità dei risultati, indispensabile requisito di uno studio che riguarda un sistema complesso nel Sito di interesse comunitario Sughereta di Niscemi, in vicinanza del comune di Niscemi, classificato in zona sismica a elevata pericolosità, e di tre aeroporti"; in altre parole che non c'erano le condizioni per concedere le autorizzazioni [9][ [10] 11][12] [13][14]. Di conseguenza il 9 luglio 2013 il Tar di Palermo ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dal ministero della Difesa contro il provvedimento della Regione che revocava le autorizzazioni per la costruzione del Muos e i lavori sono rimasti bloccati [11] Alcune settimane dopo, nel braccio di ferro tra Stato e Regione, la presidenza della Regione Siciliana ha deciso, con lo stupore del comitato no MUOS e di molti siciliani, di revocare il provvedimento con cui a fine marzo aveva bloccato i lavori, motivando la decisione con le conclusioni dello studio dell'Istituto Superiore di Sanità, commissionato a marzo secondo cui "non sono prevedibili rischi dovuti agli effetti noti dei campi elettromagnetici". Sono così ripresi i lavori al cantiere e sono stati conclusi durante i primi mesi del 2014 [15]. Nel frattempo il Coordinamento regionale e dei comitati No MUOS è riuscito a ottenere un sempre più ampio supporto da parte dei cittadini e dei comuni locali e ha messo in campo varie azioni per frenare l’implementazione del progetto. Con l’ampliarsi delle conoscenze sul progetto e sulle dinamiche geopolitiche nazionali e internazionali ad esso legate e l’estendersi della base del movimento i motivi delle proteste si sono estese oltre la preoccupazione per l'inquinamento elettromagnetico, fino alla lotta contro la guerra e la militarizzazione del territorio [5]. Il 13 febbraio 2015 arrivava dal TAR di Palermo la risposta ai ricorsi presentati, l’anno precedente, dal comitato No MUOS, dal comune di Niscemi e dal comitato regionale di Legambiente contro la realizzazione del Muos. Il tribunale li accoglieva ritenendo che le installazioni americane fossero pericolose per la salute pubblica perché avrebbero superato la soglia di attenzione delle emissioni elettromagnetiche. Con questa sentenza, perciò, il TAR disponeva l’annullamento di qualsiasi autorizzazione per la permanenza e, soprattutto, per la messa in esercizio dell’opera, rendendola, pertanto, integralmente abusiva e carente dei requisiti [16] [17]. Due settimane dopo, il 27 febbraio 2015, gli attivisti No MUOS hanno ripreso, sotto varie forme e non senza impedimenti, le attività di contrasto al completamento e alla messa in funzione del sistema di antenne chiedendo al presidente della regione Crocetta e alla marina militare americana il rispetto del pronunciamento del tribunale amministrativo a fronte del mancato blocco delle attività alla base americana [17]. Finalmente, durante il mese successivo, la Procura di Niscemi ha deciso il sequestro dell’impianto, disposto dal Procuratore Giuseppe Verzera, per violazione del vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale [18]. All’indomani, lo stesso procuratore, inseriva nel decreto di sequestro dell’impianto MUOS i nomi di otto indagati: l'ex dirigente dell'assessorato regionale al Territorio e Ambiente Giovanni Arnone, nella sua qualità di responsabile del procedimento autorizzativo, il direttore del cantiere Giuseppe Leonardi, Mauro Gemmo, presidente della ditta vicentina Gemmo spa, Adriana Parisi, responsabile della Lageco, che con la Gemmo si era consorziata in Ati e ha eseguito i lavori di realizzazione del Muos, Concetta Valenti, della Calcestruzzi Piazza srl, Carmelo Puglisi, della PB costruzioni, Maria Rita Condorelli della CR impianti, e un cittadino americano, militare, tutti indagati per violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio e abuso edilizio [19]. Agli inizi di aprile 2015, l’Avvocatura dello Stato, per conto del Ministero della Difesa, ha chiesto al Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) – la massima autorità amministrativa siciliana - di sospendere la decisione del TAR, che avrebbe portato alla demolizione delle antenne, fino al nuovo parere nel merito della sentenza [20]. Il CGA ha quindi disposto la nomina di una commissione di studi con il compito di verificare gli effetti delle emissioni elettromagnetiche del MUOS sulla salute umana e se le emissioni dell'impianto avrebbero potuto mettere in pericolo la sicurezza del traffico aereo civile [21]. Tuttavia a gennaio 2016 la Cassazione ha rigettato il ricorso dell'avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa, confermando l’ordinanza emessa il 1 aprile 2015, confermata poi dal tribunale per il Riesame di Catania, su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera, che aveva bloccato la prosecuzione dei lavori. La Cassazione ha anche condannato il ministero della Difesa al pagamento delle spese processuali [22]. A marzo 2016 è stato, infine, disposto su richiesta del Consiglio di Stato chiamato a decidere sul ricorso presentato dal ministero della Difesa contro la sentenza del TAR dell’anno precedente, l’accensione alla massima intensità delle tre parabole del MUOS e delle 47 antenne preesistenti già installate in loco, affinché l’ARPA ne potesse misurare la pericolosità delle emissioni elettromagnetiche [23]. La relazione conclusiva, sorprendentemente, ha affermato che la presenza del MUOS non arreca nessun tipo di problema alla salute della locale comunità di Niscemi. In risposta, il comitato no MUOS, sostenuto dal Movimento 5 stelle, ha ritenuto che il risultato fosse stato falsato perché "la trasmissione era stata fatta con potenze irrisorie (max 200 W per parabola), rispetto a quelle per cui l'impianto Muos è stato progettato (1600 W per parabola)" [24]. Facendo leva sulla relazione dell’ARPA che aveva escluso i rischi ambientali del MUOS, pochi mesi dopo il CGA ha ribaltato la sentenza del TAR e accolto il ricorso del ministero della Difesa. Tuttavia, il Tribunale di Caltagirone ha deciso di mantenere l’impianto sotto sequestro perché ancora dichiarato abusivo dalle passate sentenze [25]. Come in una fredda guerra civile, pochi mesi dopo l'avvocatura dello Stato, in rappresentanza del ministero della Difesa, ha presentato ricorso al Tribunale del riesame di Catania contro la decisione di mantenere sotto sequestro il Muos. L'udienza si è conclusa con il deposito, sollecitato dai giudici del riesame, della 'verificazione sull'impianto' su eventuali danni alla salute delle persone disposto dal Cga [26]. E il Tribunale del riesame, sostenendo che le autorizzazioni per realizzare l'opera erano legittime, ha dichiarato il Muos non più abusivo e quindi ha disposto "la revoca del decreto di sequestro emesso il 31 marzo del 2015 dal Gip di Caltagirone e la restituzione del Muos al ministero della Difesa" [26]. La Corte di Cassazione il 10 febbraio 2017, confermando il verdetto del Tribunale del riesame di Catania, ha reso definitivo il dissequestro dell'impianto ritenendo che le opere realizzate all'interno dell'area militare nella sughereta di Niscemi sono legittime e dunque non abusive; di conseguenza sono anche cadute le accuse agli otto indagati. Da quel giorno il Muos è pienamente operativo [27]. (See less) |