Ultima modifica:
11-03-2014

Raffineria Eni di Gela

Dopo gli impatti legati alla contaminazione del polo industriale, ad oggi l'attenzione è rivolta tutta alla problematica "riconversione" della raffineria in green refinery



Descrizione:

Nel 1956 Agip Mineraria, società di Eni, ha scoperto il giacimento di Gela [1]. Nonostante diverse perplessità del governo, nel 1962 sono stati installati i primi impianti petrolchimici [2]. Anche a causa dell'attuale crisi finanziaria, nel 2012 Eni ha messo in cassa integrazione 500 dipendenti [3]. Le perdite annue (dal 2009 al 2014) sono state di circa 2 miliardi di euro [4].

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Informazioni di base
Nome del conflittoRaffineria Eni di Gela
NazioneItalia
Città e regioneProvincia di Caltanissetta, Sicilia
Localizzazione del conflittoGela
Accuratezza della localizzazioneAlta (livello locale)
Causa del conflitto:
Tipo di conflitto. Primo livelloEnergia (fossile, rinnovabile e giustizia climatica)
Tipo di confitto. Secondo livelloEsplorazione ed estrazione di gas e petrolio
Raffinazione gas e petrolio
RisorseOlio di palma
* Pet coke
GPL
Propilene
Etilene
Petrolio
Dettagli del progetto e attori coinvolti
Dettagli del progetto

La raffineria di gela sorge sulla costa meridionale della Sicilia, in località Piana del Signore nel Comune di Gela e occupa, con le altre società presenti ed operanti nel sito, un’area di 5 milioni di m² divisa in “isole” [16].

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Area del progetto500 ettari
Tipo di popolazioneUrbana
Popolazione impattata:100.000 (Piana di gela: città di Gela, Niscemi e Butera)
Data di inizio del conflitto:01/01/1962
Imprese coinvolte (private o pubbliche)Ferrero International S.A. from Italy
Attori governativi rilevanti:Governo italiano;
Ministero dello Sviluppo Economico;
Regione Sicilia;
Comune di Gela;
Procura di Gela.
Organizzazioni della società civile e le loro pagine web, se disponibili:* Associazione Aria Nuova Onlus - http://arianuovagela.blogspot.it/
* Amici della Terra - http://www.amicidellaterra.it/
* Legambiente - http://www.legambiente.it/
Conflitto e mobilitazione
Intensità del conflittoBassa (attività modesta di organizzazioni locali con scarsa capacità di mobilitazione)
Temporalità del conflittoIn reazione all'implementazione del progetto
Gruppi mobilitati:Lavoratori industriali
Lavoratori informali
Organizzazioni sociali internazionali
Organizzazioni sociali locali
Governi locali/partiti politici
Abitanti (cittadini/comunità rurali)
Movimenti sociali
Sindacati
Forme di mobilitazione:Blocchi stradali o picchetti
Coinvolgimento delle ONG nazionali e internazionali
Azioni legali/giudiziarie
Lettere e petizioni di reclamo
Campagne pubbliche di informazione e denuncia
Proteste di strade/manfestazioni
Occupazioni di spazi pubblici e edifici
Appelli/ricorsi per una valutazione economica dello status dell'ambiente
Impatti del progetto
Impatti ambientaliPotenziale: Inquinamento atmosferico, Insicurezza alimentare/danni alle produzioni agricole, Fuoriuscite di petrolio, Contaminazione delle acque di superficie e peggioramento della qualità delle acque, Contaminazione delle falde acquifere/riduzione dei bacini idrici, Altro (specificare sotto)
Altro (specificare sotto)Il funzionamento della raffineria ha causato importanti e negativi impatti ambientali sia a livello atmosferico che delle acque tanto che nel 1990 l'area del sud della Sicilia, comprendente i comuni di Gela, Niscemi e Butera, fu dichiarata "area ad elevato rischio di crisi ambientale".
Per quanto concerne l'inquinamento atmosferico, una delle cause maggiori è l'utilizzo del pet-coke (carbone ottenuto dagli scarti della raffinazione di petrolio grezzo) che viene bruciato per produrre energia elettrica. Ciò provoca la presenza nell'aria di concentrazioni, non trascurabili, di diverse sostanze cancerose e teratogene. L'analisi di un campione di pet-coke nel 2004 ha rivelato elevate concentrazioni di arsenico (17,3 mg/kg), cromo (114 mg/kg), molibdeno (75 mg/kg), nichel (787 mg/kg), piombo (125 mg/kg), vanadio (1.070 ,g/kg), zinco (2.609 mg/kg), e zolfo (44.790 mg/kg). Ad essere contaminata è anche l'acqua che, a causa dell'assenza di efficaci barriere di contenimento, contiene mercurio e sostanze oleose riversate dalla raffineria [new5].
Il suolo e le acque di falda del Polo Petrolchimico sono le matrici che maggiormente hanno risentito dell’impatto di questi stabilimenti, poiché hanno sversato e messo in circolazione metalli pesanti (arsenico, selenio, mercurio, nichel, piombo, cadmio, ferro e manganese), idrocarburi aromatici, composti clorurati cancerogeni, ammoniaca, benzene, toluene e policlorobifenili (PCB). Non possono essere trascurate inoltre le contaminazioni dell’area marina costiera che, oltre allo sversamento delle acque di processo e di raffreddamento derivanti dalle lavorazioni del polo industriale, hanno manifestato anche la presenza di scarichi civili non depurati e reflui delle attività portuali; inoltre sul territorio insiste una discarica di fosfogessi tra le più grandi d’Europa [new18].
Impatti sulla salutePotenziale: Incidenti/infortuni, Esposizione a fattori a rischio incerti o non conosciuti (es. radiazioni), Malattie professionali e incidenti sul lavoro, Morti, Altre malattie legate alla contaminazione ambientale
Altro (specificare)I negativi impatti ambientali, di cui sopra, hanno aumentato il rischio nella popolazione di gravi malattie, come tumori e malformazioni congenite. Solo per fare un esempio, secondo dati forniti dall’Istat sulla mortalità per il periodo 1995-2002 e sui ricoveri ospedalieri per gli anni 2001-2007 è stato riscontrato un tasso di mortalità significativamente più elevato sia negli uomini che nelle donne, rispetto alla media nazionale. Specificatamente, in ambo i sessi è stato registrato un importante aumento di tumori di trachea, bronchi e polmoni, laringe e vescica. Inoltre, sempre in base a dati dell'Istat, sono stati rilevati un numero non trascurabile di casi di malformazioni congenite. Infatti, nei nati residenti tra il 1991 e il 2002 è stata osservata una prevalenza circa due volte superiore a quella riportata dal registro siciliano e da quelli italiani, relativamente a difetti del sistema nervoso, cardiovascolare, urinario, digerente e dei tegumenti.
Impatti socio-economiciPotenziale: Mancanza di sicurezza sul lavoro, assenteismo al lavoro, licenziamenti, disoccupazione, Violazione dei diritti umani, Deterioramento del paesaggio/perdita del senso del luogo, Altro (specificare)
Risultati
Status attuale del progettoOperativo
Risultato del conflitto/risposta:Compensazioni
Nuove legislazione/norme
Negoziazione in corso
Temporanea sospensione del progetto
Sviluppo di proposte alternative:In linea generale non ci sono mai state mobilitazioni ampie e diffuse e non sono mai emerse proposte del tutto significative da parte della società civile. La "rivolta per il pet-coke" del 2002 mostra come tra la popolazione si è andata interiorizzando sempre più l'etica del lavoro e del profitto a discapito della qualità della vita e della salute. La fabbrica viene, infatti, considerata fondamentale sia per gli individui che per la collettività in quanto da essa dipende la sopravvivenza economica della stessa città. Un altro elemento da non sottovalutare è il ruolo delle mafie. Molte delle risorse stanziate per la costruzione dello stabilimento sono da considerarsi obiettivo della criminalità e opporvisi è pericoloso e comunque difficile a causa del loro stretto rapporto con le forze sociali e politiche del territorio. Un contesto sociale così contaminato mette in discussione la legalità come principio di riferimento, rendendo, invece, normale la negoziazione di diritti inalienabili, come la salute dell'uomo, per perseguire obiettivi personali.
Consideri questo caso una vittoria dei movimenti per la giustizia ambientale?:NO
Spiegare brevemente il motivoLa mancanza di mobilitazioni, ampie e diffuse, e di proposte significative da parte della popolazione civile non costituisce alcuna vittoria e non fa intravedere una soluzione equilibrata che prenda in giusta considerazione sia gli aspetti occupazionali che sanitari, che dovrebbero rappresentare due diritti inalienabili del cittadino di uno stato democratico.
Fonti e materiali
Leggi e normative correlate - fonti legislative e testi giuridici

[6] Doc. XXIII n. 34
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[8] Decreto Gela
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Legge 426/98 che indica Gela come SIN
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[7 ]Decreto Ronchi (DL 22/1997)
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Bibliografia di libri pubblicati, articoli universitari, film o documentari pubblicati

[1] Tesi di laurea in Storia dell’impresa e dell’Organizzazione Aziendale | Lo sviluppo del petrolchimico di Gela: tra speranze tradite e disastro ambientale di Alexander Taibi
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[4] Rapporto locale di sostenibilità di ENI del 2016
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[5] Case study: inorganic pollutants associated with particulate matter from an area near a petrochemical plant. di Bosco ML1, Varrica D, Dongarrà G del Settembre 2005
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[13] Protocollo di Intesa per l'area di Gela del 6 Novembre 2014
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[15] Decreto di VIA e di AIA Green Refinery
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[16] Bilancio di sotenibilità di ENI del 2011
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[17] Report "La Raffineria di Gela" di ENI
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[18] Dossier di Legambiente del Gennaio 2014
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ARPA, Ambiente e salute nell’area a rischio di Gela, 2009
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Rapporto SENTIERI, ISS, Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: RISULTATI, 2011, pag. 82
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[2] Articolo dell'Associazione Pionieri e veterani ENI
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[3] Articolo del quotidiano "La Repubblica" del 17 Aprile 2012
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[9] Articolo di Puntosicuro | Anno 4 - numero 497 di Venerdì 15 Febbraio 2002
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[10] Articolo di Adnkronos del 13 Gennaio 2002
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[11] Nota MISE | Verbale di incontro - ENI Gela | Martedì, 21 Ottobre 2014
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[12] Articolo del "Quotidiano di Sicilia" del 22 Ottobre 2014
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[14] ANNOTAZIONI SU PROTOCOLLO D’INTESA PER L’AREA DI GELA sottoscritto presso il MISE in data 6 Novembre 2014 da parte del Coordinamento NO TRIV
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Media correlati - links a video, campagne, social networks

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Meta informazioni
Collaboratore: Alessandra Trischitta; Andrea Turco.
Ultima modifica05/10/2017
ID del conflitto:4589
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