Nel territorio della Val D’Agri, area interna dell’Appennino lucano, è ubicato il più grande giacimento di idrocarburi dell’Europa continentale [1], il cui sfruttamento da parte di ENI (ex Ente Nazionale Idrocarburi) ha preso il via negli anni ’90 [2]. Nel 1998 è stato siglato l’accordo tra governo nazionale e regionale sullo sviluppo del programma petrolifero e di seguito è stata sottoscritta la prima intesa tra Stato, Regione e ENI per lo sfruttamento del giacimento, che ha visto un aggiornamento nel 2012 [2][3]. Ad oggi le attività estrattive di ENI - secondo i dati forniti dall’Unmig (Ufficio nazionale mineraria per gli idrocarburi e le georisorse) interessano 38 pozzi di cui 22 in produzione e 16 produttivi non eroganti [4]. Secondo i dati forniti dal report aziendale nel 2014 la produzione giornaliera in Basilicata è di 3.98 milioni di metri cubi di gas e di circa 83’000 barili di olio al giorno [5] Presso il Centro Oli Val D’Agri (COVA), creato nel 1996 ed ampliato negli anni successivi, avviene il trattamento dell’olio prodotto dai pozzi della Concessione "Val d’Agri". Il petrolio estratto viene inviato alla Raffineria ENI di Taranto tramite un oleodotto di 136 km da Viggiano a Taranto (entrato in funzione nel 2001), il gas viene immesso nella rete Snam e l’acqua residua (acque industriali / acque di strato) viene iniettata nel pozzo di reiniezione “Costa Molina 2” ed, in parte, trasportata presso un centro di trattamento – Tecnoparco – ubicato in Val Basento, in provincia di Matera [5][6]. Lo sfruttamento petrolifero della Val D’Agri è stato visto come un volano per lo sviluppo economico-occupazionale per le comunità della zona, ma si è in seguito rivelato come un profondo depauperamento del territorio a vantaggio solo delle compagnie petrolifere[7][8]. La mancanza di coinvolgimento delle amministrazioni locali e dei cittadini nelle decisioni politiche riguardanti le modalità di estrazione e gestione del petrolio, ha generato un malcontento che ha portato, nella seconda metà degli anni ‘90, le comunità locali a costituirsi in comitati e associazioni aventi lo scopo di denunciare le criticità sociali, economiche ed ambientali e la mancata redistribuzione sul territorio degli ingenti proventi delle estrazioni, assieme alla mancanza di processi di sviluppo locale reali a fronte dell’indebolimento del tessuto economico tradizionale, basato soprattutto su agricoltura e turismo naturalistico. Le principali critiche mosse dalle organizzazioni della società civile sono state: la mancanza di meccanismi di informazione e consultazione della cittadinanza e degli enti locali nelle decisioni relative ai progetti estrattivi, la mancata tutela delle economie locali tradizionali dagli effetti di una attività transitoria ma devastante come quella estrattiva, la mancanza di controlli sistematici sulle acque, sulla qualità dell'aria, del suolo e sulla salute della popolazione, la mancanza di un sistema fisso di centraline e di limiti rigidi di emissioni, la mancata previsione di rigidi divieti di estrazione in aree protette o di particolare valore paesaggistico o naturalistico, nei pressi di centri abitati o di aree fluviali o laghi e la mancata perimetrazione dell’istituita area protetta del Parco dell’Alta Val D’Agri. Sono molte le esperienze di comitati e associazioni che si sono battute per la difesa del territorio, per la salvaguardia dell’ambiente e della salute: Onda Rosa, Laboratorio per Viggiano, Comitato per la tutela del Pertusillo, oltre ai circoli locali di organizzazioni nazionali come Legambiente e WWF. Nel 2006 dall’esperienza di diverse associazioni già attive sul territorio è nata OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) la quale ha porta avanti un continuo lavoro di monitoraggio quotidiano, di informazione ed azione sulle principali cause di minaccia ambientale sul territorio regionale, tra cui l'attività petrolifera che rappresenta la maggiore criticità, producendo materiali e rapporti ed organizzando frequenti iniziative di informazione, interlocuzione istituzionale, denuncia, mobilitazione. In seguito alla firma del Memorandum Governo-Regione Basilicata del 2011 [9] – che prevedeva l'ampliamento delle trivellazioni petrolifere ed il raddoppio della produzione in cambio di un intervento statale per il miglioramento dei servizi pubblici locali e per lo stimolo alla sostenibilità ambientale – nell'aprile 2011 la OLA ha lanciato il cosiddetto “sMemorandum”, un documento congiunto per una richiesta di moratoria delle attività petrolifere in Basilicata e per la salvaguardia delle popolazioni e dei lavoratori [10]. Anche il comitato No Oil Lucania ha denunciato più volte la mancanza di controlli sulla qualità dell’ambiente e sulla salute dei cittadini. Ha organizzato sit-in per chiedere la cancellazione di tutti i permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi in Basilicata e l’aumento delle royalties dal 7% (fissato dal d.l. 625/96 [11]) al 25% minimo con l’adozione di sistemi di certificazione pubblica e partecipata delle quantità estratte. Nel 2014 i comitati si sono battuti per evitare la costruzione di nuovi pozzi e l’aumento delle estrazioni, che secondo gli accordi del Memorandum del 2011 dovrebbero passare da 104mila barili al giorno, già autorizzati, a 129mila, nella sola Val D’Agri [12]. Nel mese di novembre 2014 ci sono state importanti mobilitazioni contro il decreto “Sblocca Italia” [13], poi trasformato in legge [14]. I comitati studenteschi hanno più volte manifestato a Potenza, contro l’articolo 38 del decreto legge, il quale stabiliva che a partire dal 31 marzo 2015 le autorizzazioni VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi non saranno più di competenza regionale ma ministeriale. Il rischio per l’intera Val d’Agri – interessata da un’importante area protetta, denominata Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese – riguardava sostanzialmente la crescente minaccia per i bacini idrici strategici ed aree di pregio per la biodiversità come ad esempio Caldarosa. Il 30 marzo 2016 il Centro Oli Val D’Agri compare su tutte le prime pagine dei giornali nazionali, grazie ad un'inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura di Potenza, con la quale vengono arrestati e messi ai domiciliari sei persone, tra cui funzionari e dipendenti del COVA e l'ex sindaco di Corleto Perticara, per attività di traffico e smaltimento illecito di rifiuti, in particolare la gestione dei reflui petroliferi [15][16]. A seguito di questa inchiesta il Centro Oli è stato messo sotto sequestro e l'attività produttiva è stata sospesa, a causa degli sforamenti nelle emissioni di anidride solforosa (SO2) e ossidi di azoto (Nox) e dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi [17]. Pochi mesi dopo, a Giugno del 2016, la Procura ha però deciso il dissequestro facendo così tornare in funzione l'impianto [18]. Nel dicembre 2016 un nuovo incidente, a cui è seguita l'emissione di fiammate e di una densa nube nera, ha interessato il COVA e in particolare il termodistruttore della quinta linea di produzione, la più nuova, inaugurata solo nel gennaio 2016. L'incidente ha causato proteste da parte della comunità [19][20]. A seguito delle segnalazioni di miasmi nella zona del COVA e nei pressi del laghetto e del depuratore del consorzio della zona industriale di Viggiano nel Gennaio 2017, sono state predisposte le operazioni di spurgo dei pozzetti e i sondaggi nei terreni e nelle acque. La sfiducia da parte della cittadinanza nei confronti degli enti preposti al controllo ed alla protezione dell’ambiente e della salute umana è stata amplificata nel Febbraio 2017 a seguito della comparsa di macchie scure nelle acque del Pertusillo. Le immagini del lago, girate da un drone, hanno scatenato la preoccupazione degli abitanti che temono fuoriuscite di idrocarburi derivanti dalle attività estrattive, nonostante l’ENI abbia negato la correlazione tra le macchie e il COVA [21]. Per tali ragioni, l'Osservatorio Popolare della Val D'Agri, nato a cavallo del 2016-2017, ha chiesto alla Regione Basilicata, all'Assessore all'Ambiente e ai Sindaci della Val D'Agri di: - non andare oltre la quinta linea ricontrattando quanto in passato autorizzato; - possibilità di partecipare attivamente, anche attraverso apposite INCHIESTE PUBBLICHE, a tutti i procedimenti relativi al COVA; - un serio piano di caratterizzazione delle acque e dei suoli a cura di Enti di fiducia anche dei cittadini; - informazioni tempestive ed ufficiali tramite apposite assemblee pubbliche relative alla reale portata dell’eventuale contaminazione di acqua e suoli in atto e sullo “stato dell’arte” delle operazioni di messa in sicurezza dell’area intorno al COVA [22][23]. La sfiducia nei confronti delle istituzioni adibite al controllo è diminuita ancor di più a seguito della dichiarazione del Presidente della Regione che, dopo un incontro con l'Arpab e con Ispra, ha assicurato l'assenza di idrocarburi sulle acque della diga del Pertusillo [24]. Pochi giorni dopo però i risultati eseguiti da un laboratorio privato, commissionate dal Presidente di Liberiamo la Basilicata, hanno contraddetto i risultati dell'Arpab, evidenziando la presenza di metalli pesanti e idrocarburi [25]. Il 15 Aprile, dopo la richiesta di sospendere le attività da parte della regione, ENI ha deciso di chiudere temporaneamente il Centro Oli Val D'agri. A Maggio del 2017, durante la riunione convocata dal Governo con i vertici aziendali, ENI ha ammesso di aver sversato 400 tonnellate di petrolio nei terreni all'interno e all'esterno del Centro Oli [26]. A tal riguardo l’ENI ha cercato di chiudere la questione dell’incidente con il patteggiamento [27]. Il 22 Settembre sono stati presentati pubblicamente i risultati della V.I.S., la valutazione di impatto sanitario realizzata sugli abitanti della Val D'Agri, curata da Ifc - Cnr, Università di Bari, Ise - Cnr, Isac - Cnr e Dep Lazio, con particolare riferimento ai comuni di Viggiano e di Grumento, i due paesi maggiormente esposti ai fumi del Centro Olio. Secondo quanto esposto, osservando i dati di mortalità e ricoveri nel periodo 2000-2014, a causa dell’attività petrolifera, a Grumento e ancor più a Viggiano ci si ammala e si muore maggiormente che nel resto della valle e della regione. Nello specifico, a Viggiano si osserva un eccesso di mortalità per tutte le cause e per malattie cardiocircolatorie per uomini e donne, come anche per tumore al polmone delle donne. Eccesso di mortalità per tutte le cause, pur non significativo statisticamente, si registra anche a Grumento, dove è invece in eccesso la mortalità per tumore allo stomaco in entrambi i sessi [28][29]. Nonostante i risultati agghiaccianti, si tratta di una importante vittoria dei comitati locali che da anni chiedono monitoraggi ambientali e sanitari continui e affidabili sulle conseguenze delle attività estrattive nella zona, a storica vocazione rurale e turistica. |
Nome del conflitto | Estrazione di idrocarburi ENI in Val D'Agri |
Nazione | Italia |
Città e regione | Provincia di Potenza, Basilicata |
Localizzazione del conflitto | Comuni della Val D’Agri: Viggiano, Calvello, Marsico Nuovo, Grumento Nova, Marsicovetere, Montemurro, Paterno, Tramutola |
Accuratezza della localizzazione | Media (livello regionale) |
Tipo di conflitto. Primo livello | Energia (fossile, rinnovabile e giustizia climatica) |
Tipo di confitto. Secondo livello | Esplorazione ed estrazione di gas e petrolio Gas flaring Raffinazione gas e petrolio Creazione/conservazione di riserve/parchi naturali |
Risorse | Gas naturale Petrolio |
Dettagli del progetto | Le prime indagini esplorative in Val D'Agri risalgono all'inizio del '900 [30]. Dal 1937 alla fine degli anni ‘50 l'Agip (Compagnia di proprietà del gruppo ENI dal 1953 e da questa assorbita alla fine degli anni ’90 per diventarne la Divisione Exploration & Production) ha portato avanti attività di ricerca e coltivazione del primo giacimento scoperto a Tramutola [30]. A partire dal 1975, dopo una pausa di 15 anni, l'Agip ha ripreso ad esplorare la zona. Nel 1981, ai piedi della montagna di Viggiano viene scoperto il giacimento ad olio leggero “Trend 1” o “Val D'Agri” per il quale l'Agip ha ottenuto nel 1984 il permesso di coltivazione dal Ministero dell'industria [30]. A partire dagli anni '90 è iniziato lo sviluppo del giacimento Val D'Agri con tre titoli minerari affidati all'Agip (Volturino, Grumento Nova e Caldarosa) con le seguenti concessioni: 1 - Volturino: 45% Eni, Enterprise oil 55% 2 - Caldarosa: operatore unico Agip 3 - Grumento Nova: Agip 60%, Enterprise oil 40% Nel 1996, per la prima lavorazione del petrolio è stato costruito a Viggiano il Centro Olio "Monte Alpi" con una capacità di trattamento di 1.200 m3/giorno di olio, equivalenti a 7.500 barili/giorno e 300.000 m3/giorno di gas.Il Centro Oli è entrato in funzione nel 1996 [30] ed è stato ampliato nel 2001 prendendo il nome di COVA, “Centro Oli Val D'Agri”. A partire dal 2005 le diverse concessioni sono confluite nella “Concessione Val D’Agri”, una joint- venture tra ENI (61%) e Shell (39%) [30]. Il 7 ottobre 1998 è stato siglato l'accordo tra governo nazionale e regionale sullo sviluppo del petrolio in Val D'Agri . Subito dopo, nel novembre 1998, dopo lunghe discussioni, è stata siglata l'intesa tra Regione e ENI per lo sfruttamento del giacimento della Val D'Agri [2]. Il livello estrattivo massimo previsto dall'accordo è di 104.000 barili al giorno (16.500 metri cubi al giorno) [5]. L'Intesa prevedeva precisi impegni per l'ENI, mai rispettati tra cui: realizzazione, a spese della società per un importo di 10 miliardi di lire, di un sistema di monitoraggio ambientale da ultimare e mettere in funzione entro la fine del 2000; mantenimento del sistema di monitoraggio ambientale con 6 miliardi di lire l'anno per 10 anni e garanzia dell'aggiornamento tecnologico del sistema; avvio e organizzazione dell'Osservatorio Ambientale della Regione Basilicata col compito di tutelare e valorizzare le risorse ambientali [31]. Solo nel 2011 l’osservatorio ambientale ha cominciato l’opera di monitoraggio con la messa in funzione delle prime centraline di rilevamento delle sostanze inquinanti. Nel 2011 è stato avviato un nuovo ammodernamento del COVA ed approvato il nuovo programma di sviluppo della Concessione Val d’Agri, approvato nel 2012 [32]. La variazione dei lavori prevede la perforazione di altri tre pozzi di ricerca, la perforazione di altri 6 pozzi di sviluppo, l'allestimento e messa in produzione di 9 pozzi già perforati con realizzazione delle aree pozzo, installazione delle condotte di collegamento, tra le attività previste c'è anche la trasformazione del pozzo Monte Alpi 9 in un pozzo di reiniezione. La prima linea del Centro Oli è stata ultimata nel 1996 [30]. La produzione a pieno regime è in corso dal 2005 dopo la fine dei lavori di adeguamento del Centro Oli. Il costo totale dell’investimento era stimato nel 2008 in 1,54 miliardi di euro. A partire dal 2011 sono in corso trattative tra ENI, Stato e Regione per l’aumento della produzione nominale di base del Centro Oli di Viggiano fino a 129.000 barili. Nel 2014 è entrato in funzione il pozzo Alli 2 in località Villa d’Agri a 300 metri in linea d’aria dal centro abitato ed 800 dall’ospedale di zona [33]. Intanto diverse compagnie petrolifere continuano le istanze di permessi di ricerca per la coltivazione di idrocarburi in Basilicata, incoraggiati dal varo, a livello nazionale, della Strategia Energetica Nazionale tutta puntata sugli idrocarburi e sull’ampliamento della frontiera estrattiva in terra e in mare e dal decreto “Sblocca Italia” riconvertito in legge nel novembre del 2014 [13][14]. Ad oggi le attività estrattive di ENI - secondo i dati forniti dall’Unmig (Ufficio nazionale mineraria per gli idrocarburi e le georisorse) interessano 38 pozzi di cui 22 in produzione e 16 produttivi non eroganti [4]. Secondo i dati forniti dal report aziendale nel 2014 la produzione giornaliera in Basilicata è di 3.98 milioni di metri cubi di gas e di circa 83’000 barili di olio al giorno [5] Sempre ad oggi la Capacità nominale di trattamento è di 104.000 barili di petrolio/giorno (corrispondenti a 16.500 metri cubi al giorno) e 4.660.000 Sm3/g (standard metri cubi al giorno) dopo il completamento della 5° linea gas [34]. |
Area del progetto | 60.000 ha |
Livello degli investimenti: | 2,7 miliardi € |
Tipo di popolazione | Semi-urbana |
Popolazione impattata: | 48.000 (abitanti dei Comuni della Val D’Agri) |
Data di inizio del conflitto: | 01/01/1996 |
Imprese coinvolte (private o pubbliche) | Ferrero International S.A. from Italy Shell (Shell) |
Attori governativi rilevanti: | Ministero Attività produttive; Ministero dell’Ambiente; Regione Basilicata; ARPAB; Provincia di Potenza; Comuni della Val D’Agri: Viggiano, Calvello, Marsico Nuovo, Grumento Nova, Marsicovetere, Montemurro, Paterno, Tramutola. |
Istituzioni internazionali o finanziarie | Banca Europea degli Investimenti ( BEI) |
Organizzazioni della società civile e le loro pagine web, se disponibili: | * Osservatorio Popolare della Val D'Agri * OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - www.olambientalista.it * Laboratorio per Viggiano - www.viggianolab.it * Comitato No Oil Lucania - www.comitatonooilpotenza.com * Onda Rosa (Libero Osservatorio per la Val D’Agri) - http://liberosservatoriovaldagri.wordpress.com * Associazione Libera - http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/460 * Legambiente Basilicata - www.legambientebasilicata.it * WWF Basilicata - http://basilicata.wwf.it |
Intensità del conflitto | Media (proteste, mobilitazione visibile) |
Temporalità del conflitto | In reazione all'implementazione del progetto |
Gruppi mobilitati: | Lavoratori industriali Organizzazioni sociali internazionali Organizzazioni sociali locali Governi locali/partiti politici Abitanti (cittadini/comunità rurali) Movimenti sociali Sindacati Organizzazioni/comitati di donne Scienziati / professionisti locali |
Forme di mobilitazione: | Blocchi stradali o picchetti Elaborazione di documenti indipendenti (es. reports, dossier, note informative) Lavoro di rete/azioni collettive Sviluppo di proposte alternative Coinvolgimento delle ONG nazionali e internazionali Azioni legali/giudiziarie Media-attivismo Presentazione osservazioni alla VIA/AIA Lettere e petizioni di reclamo Proteste di strade/manfestazioni Occupazioni di spazi pubblici e edifici |
Impatti ambientali | Potenziale: Inquinamento atmosferico, Insicurezza alimentare/danni alle produzioni agricole, Riscaldamento globale, Inquinamento acustico, Fuoriuscite di petrolio, Deforestazione/perdita di aree verdi/vegetazione, Contaminazione delle acque di superficie e peggioramento della qualità delle acque, Contaminazione delle falde acquifere/riduzione dei bacini idrici, Perdita di biodiversità, Contaminazione dei suoli, Impatti sul sistema idrogeologico, Riduzione della resilienza ecologica/idrogeologica |
Altro (specificare sotto) | Sia dai pozzi che dal COVA vengono emesse sostanze nocive e dannose all’agricoltura, alle persone, agli esseri viventi, tra cui: idrogeno solforato (H2S), nitrati (NOx), composti organici volatili (VOC), idrocarburi policiclici aromatici (PAH), composti non metanici (NMHC), polveri pericolose. Il complesso sistema di perforazione, estrazione, trasporto e smaltimento delle acque di strato durante gli ultimi 16 anni è stato interessato da una sequenza di incidenti più o meno gravi: blow-out, perdite lungo le condotte degli oleodotti, durante le fasi di perforazioni, cedimenti di camiciature dei pozzi, missioni di gas e liquidi del centro olio, contaminazioni avvenute nelle fasi di trasporto del greggio e lungo le condotte di reiniezione ed altro ancora. Una sequenza di effetti collaterali spesso poco noti, ma che hanno avuto ed hanno una grande rilevanza in termini di impatti ambientali. La vulnerabilità degli acquiferi di superficie e di profondità della Val d’Agri (sistemi idrici di superficie ed aree di ricarica delle sorgenti) è influenzata dalle attività petrolifere. All’interno del territorio della concessione Val d’Agri ricadono sorgenti importanti per il territorio regionale e quello interregionale per l’approvvigionamento idrico anche della vicina Puglia, con oltre 4 milioni di utenze servite ed aree agricole che utilizzano l’acqua della Val d’Agri. Nel 2012 a seguito di una anomala moria di pesci, nelle acque della Diga del Pertusillo, invaso artificiale che approvvigiona di acqua potabile la popolazione Pugliese, sono state rinvenute, tracce di idrocarburi nell’acqua e nei sedimenti del fondale, con concentrazione al di sopra dei limiti previsti di metalli pesanti (analisi svolte dalla professoressa Albina Colella, del dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università della Basilicata assieme al tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello). La Val d’Agri è a rischio sismico elevato; è a rischio di stabilità idrogeologica e di subsidenza. Stuzzicare i delicati equilibri geologici può innestare terremoti anche di magnitudine elevata. La sismicità e la contaminazione delle acque sono anche correlate al processo di reiniezione delle acque di strato nel pozzo “Costa Molina 2”. |
Impatti sulla salute | Potenziale: Incidenti/infortuni, Malattie professionali e incidenti sul lavoro, Altre malattie legate alla contaminazione ambientale, Esposizione a fattori a rischio incerti o non conosciuti (es. radiazioni) |
Altro (specificare) | La penultima indagine epidemiologica che ha fotografato lo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate dalle estrazioni petrolifere risale all'anno 2000. Un progetto di supporto tecnico-scientifico e formativo allo sviluppo dell’Osservatorio epidemiologico regionale, frutto di una convenzione tra la Regione Basilicata e il Consorzio Mario Negri Sud, con l'obiettivo di implementare sistemi informativi orientati al monitoraggio sanitario delle comunità particolarmente esposte a rischi di inquinamento industriale. Le indagini, basate sulla valutazione delle schede di dimissione ospedaliera del triennio 1996-1998, utilizzabili per l’analisi epidemiologica degli eventi sentinella mediamente più gravi, riguardarono un territorio della Val d'Agri che all'epoca faceva registrare poco più di 11 mila residenti. “L’analisi condotta - come è possibile leggere nella Relazione sanitaria regionale del 2000 - mostra […] tassi di ospedalizzazione urgente per eventi sentinella cardio-respiratori mediamente più elevati rispetto all’insieme regionale”. In particolare, nell'area della Val d’Agri furono registrati tassi di incidenza da 2 a 2,5 volte superiori alla media regionale di “asma, altre condizioni respiratorie acute, ischemie cardiache e scompenso”. Risultati preoccupanti se si considera che l'aumento significativo di alcune patologie cardio-respiratorie si è verificato dopo nemmeno 3 anni dall'entrata in funzione del Centro olio ENI di Viggiano, inaugurato nel 1996. Dopo anni di attesa nel 2016 sono finalmente partiti i lavori della VIS - valutazione di impatto sanitario, che dovranno misurare gli impatti epidemiologici sulle comunità che risiedono nelle vicinanze delle installazioni petrolifere. Il 22 Settembre 2017 sono stati presentati i risultati della VIS: a causa dell’attività petrolifera, a Grumento e ancor più a Viggiano ci si ammala e si muore maggiormente che nel resto della valle e della regione. Nello specifico, a Viggiano si osserva un eccesso di mortalità per tutte le cause e per malattie cardiocircolatorie per uomini e donne, come anche per tumore al polmone delle donne. Eccesso di mortalità per tutte le cause, pur non significativo statisticamente, si registra anche a Grumento, dove è invece in eccesso la mortalità per tumore allo stomaco in entrambi i sessi [28][29]. |
Impatti socio-economici | Potenziale: Perdità dei mezzi di sussistenza, Perdita di tradizioni/pratiche/saperi/culture, Espropri di terra, Deterioramento del paesaggio/perdita del senso del luogo, Altro (specificare) |
Altro (specificare) | Abbandono delle terre coltivate e delle attività agricole; Diminuzione dell’economia turistica; Spopolamento. |
Status attuale del progetto | Operativo |
Risultato del conflitto/risposta: | Compensazioni Rafforzamento della partecipazione Nuove valutazioni d'impatto ambientali e altri studi |
Sviluppo di proposte alternative: | Le associazioni ed i comitati attivi sul territorio hanno proposto, a più riprese: 1) il blocco definitivo delle autorizzazioni regionali, ed ora nazionali, che stanno portando all’aumento delle attività estrattive in Val d’Agri; 2) l’attuazione di monitoraggi quotidiani sull’ambiente ed indagini epidemiologiche sui residenti gestiti da enti terzi; 3) la piena valorizzazione del territorio interessato da un parco nazionale, siti di interesse comunitario, zone di protezione speciale ed area di biodiversità riconosciute dai maggiori enti di tutela ambientale, al fine di puntare sul turismo, sulle risorse paesaggistiche e sull’agricoltura biologica. |
Consideri questo caso una vittoria dei movimenti per la giustizia ambientale?: | NO |
Spiegare brevemente il motivo | Gli ultimi accordi stipulati dal 2011 (Memorandum) al 2012 (Aggiornamento del piano di sfruttamento della concessione Val d’Agri) dalle compagnie petrolifere con Regione Basilicata e Stato, nonché l’approvazione di strumenti di indirizzo nazionale come la Strategia energetica nazionale o norme come il decreto Sblocca Italia hanno reso impossibile l’attuazione delle proposte avanzate da associazioni e comitati, ma al tempo stesso l’attività della società civile ha portato ad un livello di partecipazione ed informazione consapevole sui rischi e sugli effetti delle attività estrattive per la salute, l’ambiente e le economie locali. La risposta di opposizione più grande, a livello regionale, c’è stata in occasione della manifestazione del 4 dicembre, organizzata dalle associazioni studentesche per dire di no al decreto Sblocca Italia. Tra gli oppositori al decreto si è registrata anche la forte presa di posizione di 65 amministrazioni comunali su 131 dell’intera regione che hanno chiesto alla Regione Basilicata di impugnare il decreto e dire definitivamente di no al raddoppio delle attività di estrazione di petrolio e gas. I 65 sindaci – caso unico in Italia – non sono stati ascoltati. |
Leggi e normative correlate - fonti legislative e testi giuridici |
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Bibliografia di libri pubblicati, articoli universitari, film o documentari pubblicati |
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Media correlati - links a video, campagne, social networks |
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Collaboratore: | Elena Torreggiani (CDCA); Pietro Dommarco (OLA Basilicata) |
Ultima modifica | 19/02/2018 |
ID del conflitto: | 4556 |
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